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Scopri di piùSpecie botaniche
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Cymbopogon citratus
Questa graminacea perenne è tipica delle regioni tropicali del sud-est asiatico dove i suoi densi ciuffi tondeggianti possono arrivare quasi adue metri di altezza; le foglie, lunghe e sottili, si sviluppano una nella guaina dell’altra così da creare un anello fogliare inspessito alla base e, se stropicciate, liberano un aroma di limone da cui il termine di “lemon grass”. L’infiorescenza, prodotta raramente perché la specie predilige la riproduzione vegetativa tramite stoloni, è una spiga biancastra. Grazie alla presenza di oli aromatici sulle foglie, in Indonesia e nelle Filippine è ampiamente utilizzata in cucina ma anche in profumeria e nella medicina tradizionale come stimolante, analgesico, antipiretico, ecc.
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Primula tyrolensis
Primula tyrolensis
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Primula auricula) appartiene allo stesso genere.
La primula tirolese è una specie endemica delle Alpi Orientali, presente dal Trentino-Alto Adige al Friuli. La distribuzione regionale è ristretta alle Alpi Carniche sudoccidentali e alle Prealpi Carniche occidentali. Cresce in ambienti rocciosi, soprattutto nelle fessure di rocce ricche in humus e su rupi umide ed ombrose, prevalentemente su substrati calcarei, dalla fascia montana superiore a quella alpina. Il nome generico è il diminutivo del termine latino 'prímus' (primo) in allusione alla precoce fioritura di alcune specie; il nome specifico si riferisce al Tirolo, da cui la specie fu originariamente descritta. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Platycerium alcicorne
La felce a corna di cervo è una felce epifita (letteralmente pianta che vive sopra altre piante) originaria del Madagascar. Molto caratteristica è la sua struttura: è infatti dotata di due tipi di fronde, diversissimi tra loro, uno fertile e l’altro sterile. Le fronde sterili hanno forma arrotondata e appiattita, si sovrappongono una all’altra in modo da formare una struttura a forma di coppa, che aderisce alla pianta ospite avvolgendosi attorno al ramo. In questa specie di vaso si raccolgono acqua piovana e detriti vegetali che permettono il nutrimento della pianta. Queste fronde da giovani sono verdi, poi col tempo diventano di color marrone, simili a grandi foglie secche. Esse non producono spore: la riproduzione è a carico delle fronde fertili, inserite alla base delle sterili. Queste hanno portamento eretto o ricadente, sono cuoiose e lunghe anche 90 cm, ramificate ad assumere la caratteristica forma lobata che ricorda un palco di corna d’alce. Sono grigio-verdi, ricoperte di un sottile feltro di peli biancastri. Nella pagina inferiore portano le spore, racchiuse in microscopiche strutture raggruppate nella parte terminale delle ramificazioni che conferiscono alla fronda un aspetto vellutato. Sono ben visibili perché di color marrone.
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Laburnum anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte le regioni dell'Italia continentale, salvo forse che in Valle d’Aosta. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune lungo le coste del Friuli. Cresce in boschetti di latifoglie decidue presso gli abitati, su suoli argillosi umiferi e ricchi in basi, al di sotto della fascia montana, con optimum nella fascia submediterranea, sostituito più in alto da L. alpinum. Tutte le parti della pianta, soprattutto semi e foglie, contengono un alcaloide tossico (neurotossina), la citisina, che paralizza i centri nervosi provocando avvelenamenti anche mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il legno si conserva bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti. Il nome generico era già in uso presso i Romani per una pianta simile; il nome specifico significa 'simile ad un’Anagyris' (un'altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Fraxinus
Fraxinus
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Epipactis thesaurensis
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Epipactis palustris) appartiene allo stesso genere.
Il nome della specie deriva dal Monte Tesoro, nel territorio del comune di S. Anna d’Alfaedo, nel settore occidentale dei Monti Lessini. E’ nota unicamente per la Lessinia veronese, con due stazioni nella parte occidentale e una nella parte orientale, scoperta nel 2009. Predilige i boschi di latifoglie, su suolo poco acido, da 650 a 900 m di quota. Alta fino a 40 cm, lungo il fusto presenta foglie molto lunghe, infiorescenza con fiori penduli e poco aperti, con sepali verdi e petali di verdognoli con sfumature rosate, caratterizzati dalla parte apicale del labello, chiamata epichilo, di color violetto. Fiorisce nella stagione estiva, in luglio.
E’ stata descritta recentemente, nel 2007, e la sua distribuzione è ancora in fase di studio, come pure ancora dibattuta è la sua posizione tassonomica.
Nella Lista Rossa del Veneto è classificata come “NT”, quasi a rischio di estinzione.
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Azolla filiculoides
L'azolla maggiore è una specie originaria delle zone tropicali del continente americano ormai divenuta subcosmopolita e presente come avventizia in molte regioni d'Italia. Cresce sulla superficie di acque stagnanti o a scorrimento molto lento, sopportando bene anche una relativamente forte eutrofizzazione. La pianta ospita in una cavità basale della fronda un cianobatterio simbionte, Anabaena azollae in grado di fissare l'azoto atmosferico rendendolo disponibile alla pianta. Per questo motivo le specie di questo genere hanno uno sviluppo molto rapido e divengono spesso infestanti. Il nome generico deriva dal greco 'azo' (seccare) e 'ollyo' (rovinare) per il fatto che non sopravvive se tolta dall'acqua; il nome specifico, dal diminutivo latino di 'filix' (felce) e dal greco 'eidos' (apparenza), si riferisce alla somiglianza con una piccola felce. Forma biologica: idrofita natante. Periodo di sporificazione: luglio-settembre.
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Phoenix reclinata
La palma da datteri del Senegal è endemica dell'Africa tropicale, del Madagascar e delle Isole Comore, ove cresce dal livello del mare sino alle foreste pluviali montane. Da noi viene a volte coltivata a scopo ornamentale in parchi e giardini di aree a clima mite. I frutti sono commestibili, così come la parte centrale del fusto. Nella provincia di KwaZulu-Natal e nel Delta dell'Okavango, in Botswana, la linfa viene sfruttata poco prima della fioritura per produrre il vino di palma. Le fibre delle giovani foglie non ancora aperte vengono usate per la realizzazione di tappeti, kilt e scope. Le radici, che contengono tannino possono essere utilizzate per produrre un colorante marrone; esse inoltre producono una gomma edule. Il nome generico, già citato da Teofrasto, significa ‘fenicio’ perché sarebbero stati proprio i fenici a far conoscere la palma da dattero ai Greci; il nome specifico allude alle foglie fortemente ripiegate verso il basso. Forma biologica: fanerofita scaposa.
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Quercus suber
La sughera è un albero sempreverde originario dell'Europa sud-occidentale e dell'Africa nord-occidentale, da tempi remoti naturalizzato e spontaneo in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo. Si tratta di una specie termofila che predilige ambienti caldi e moderatamente siccitosi, rifuggendo la siccità estrema o le frequenti gelate invernali. Vegeta prevalentemente su suoli derivati da rocce silicee acide, diventando sporadica su suoli basaltici e calcarei. La vita media è di 250-300 anni, ma diminuisce negli esemplari sfruttati per il sughero. La caratteristica più evidente della sughera è il notevole sviluppo in spessore del ritidoma, che non si distacca mai dalla corteccia, formando un rivestimento detto ‘sughero’. Il sughero si presenta di colore grigio-rossastro nei rami di alcuni anni d'età, prima con screpolature grigio-chiare, poi sempre più larghe e irregolari a causa della trazione tangenziale provocata dall'accrescimento in diametro del fusto. Dopo diversi anni il sughero forma una copertura irregolare e spugnosa di colore grigio, detta comunemente sugherone o sughero maschio. Dopo la rimozione del sughero maschio, il fellogeno produce ogni anno nuovi strati di tessuto sugheroso che formano un rivestimento più compatto e più regolare, detto sughero femmina o gentile. Il nome generico, già in uso presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti alla rudezza del legno delle piante appartenenti a questo genere; il nome specifico è quello latino del sughero. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespugliosa). Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Myrtus communis
Il mirto, presente allo stato spontaneo nella macchia mediterranea, è spesso coltivato come pianta ornamentale in parchi e giardini, da cui a volte sfugge soprattutto nell'Italia mediterranea. Il nome generico deriva da ‘mýrtos’, quello greco della pianta, e questo forse deriva da ‘mýro’ (io stillo); è legato a quello di Myrsine, leggendaria fanciulla greca uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Atropa belladonna
La belladonna è una specie a vasta distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce nelle radure delle faggete e quercete mesofile, su suoli limoso-argillosi freschi e profondi, da neutri a subacidi; appare sporadicamente anche altrove per opera degli uccelli. La pianta contiene alcaloidi fortemente tossici, tra cui josciamina, atropina e scopolamina. Il nome generico deriva da Atropos, una delle tre Parche che recidevano il filo della vita, per la forte velenosità della pianta; il nome specifico si riferisce all'uso rinascimentale da parte delle donne per l'allargamento delle pupille a scopo cosmetico (midriasi). Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Sambucus nigra
Il sambuco nero è una specie a distribuzione subatlantico-sudeuropea presente in tutte le regioni d'Italia. Originaria di boschi di forra freschi ed umidi si è poi diffusa in ambienti disturbati ed è oggi comunissima presso gli abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi, ricchi in basi e in composti azotati, da neutri a subacidi, dal livello del mare alla fascia montana superiore. È una pianta non longeva che vive circa 50 anni, da cui si possono estrarre varie sostanze, tra cui tannino, saccarosio, olio essenziale, coloranti, cera e resine; per questo è utilizzata nella medicina popolare. I fiori sono usati per preparare bevande, i frutti per sciroppi, marmellate, succhi e liquori; le foglie sono invece tossiche. Il nome generico deriva dal greco 'sambuke', uno strumento musicale costruito con legno tenero; il nome specifico si riferisce al colore nero dei frutti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.