Sono visitabili l'Orto antico, le serre ottocentesche, l’arboreto e il Museo botanico
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Scopri di piùSpecie botaniche
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Rhizobotrya alpina
Rhizobotrya alpina
Comunemente chiamata coclearia alpina, dall’antico nome di questa specie che fu raccolta per primo sulle Alpi Feltrine da Beggiato, medico e botanico vicentino. E’ una specie poco vistosa: ha fusti cortissimi e forma cuscinetti emisferici con piccoli fiori bianchi e frutti ovoidali. Fiorisce da luglio ad agosto. Si tratta di una specie rarissima che vive in luoghi rocciosi o in ghiaioni, dove forma popolazioni modeste.
Il livello di rischio di estinzione indicato nella Lista Rossa del Veneto è VU, cioè vulnerabile.
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Leucojum aestivum
Leucojum aestivum
La campanella maggiore è una specie a distribuzione centroeuropeo-caucasica presente in quasi tutte le regioni dell’Italia settentrionale (manca in Piemonte, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige), in Toscana e, con una sottospecie diversa, in Sardegna. La distribuzione regionale si concentra nettamente nella bassa pianura friulana e nei luoghi umidi del Carso (ad esempio presso il Lago di Doberdò), con rare e sparse stazioni altrove. Cresce in prati umidi torbosi e ai margini delle paludi, su suoli limoso-argillosi imbibiti d’acqua, dal livello del mare a 300 m circa. Tutta la pianta e soprattutto i bulbi contengono alcaloidi che le rendono tossiche. Il nome generico era già in uso presso gli antichi, ma probabilmente per una pianta diversa: deriva dal greco 'leukós' (bianco) e 'íon' (viola, violetta); il nome specifico fa riferimento alla fioritura più tardiva rispetto a quella di L. vernum. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Magnolia grandiflora L.
È una pianta arborea a foglie persistenti (per questo è anche indicata come magnolia sempreverde), originaria delle regioni meridionali degli Stati Uniti, dalla Florida al Texas, che può raggiungere i 20-30 metri di altezza. In Italia è molto coltivata in parchi e giardini pubblici e privati, e viene apprezzata per la sua forma conico-piramidale, le grandi foglie di un verde intenso, lucide nella pagina superiore e bruno rugginose nella inferiore, che creano un notevole contrasto cromatico.
In estate all'apice dei rami compaiono dei vistosi fiori bianchi e profumati che possono raggiungere un diametro di 20-25 cm. Molto decorativi sono anche i semi che, quando raggiungono la maturità, diventano rossi e sporgono dall'infruttescenza a cono che ricorda molto una pigna. È una specie che ama posizioni soleggiate, terreni profondi, fertili e permeabili e che mal sopporta eccessivi ristagni d'acqua o condizioni di aridità prolungate; tollera però le gelate non troppo intense.
L'esemplare più vecchio di Magnolia grandiflora dell'Orto botanico risale al 1786 ed è ritenuto uno dei primi introdotti in Italia, se non il primo. Si trova nel quarto omonimo tra le porte Ovest e Sud; non ha grandi dimensioni, ma il tronco alla base è ben sviluppato e da esso si dipartono vistose radici.
Altri due individui notevoli di magnolia, messi a dimora agli inizi del 1800, si possono ammirare presso l'ingresso dell'Orto; essi sono attualmente oggetto di particolari cure fitosanitarie e vengono tuttora costantemente monitorati in quanto affetti da un'infezione fungina.
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Vaccinium myrtillus
Il mirtillo nero è una specie a vasta distribuzione circumboreale presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino sino al Molise, divenendo sempre meno frequente verso sud. Cresce formando popolamenti densi in brughiere di altitudine e in peccete e faggete altomontane, su suoli profondi, freschi, acidi, ricchi in humus, con optimum dalla fascia montana superiore a quella subalpina, raramente anche più in basso. I frutti del mirtillo sono notoriamente commestibili sia crudi sia in marmellate e sciroppi e contengono un pigmento colorante blu del tipo degli antociani (mirtillina), utilizzato anche come colorante naturali per alimenti con la sigla E163. Le foglie hanno proprietà astringenti. Il nome generico, già usato da Virgilio, probabilmente deriva dalla latinizzazione del greco arcaico 'vakintos' (giacinto a fiore blu) con trasposizione del significato a 'bacca blu', quella del mirtillo nero; il nome specifico in latino significa 'piccolo mirto', in riferimento alla vaga somiglianza delle foglie e dei frutti con quelli del mirto. Forma biologica: camefita fruticosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Delphinium dubium
Delphinium dubium
La speronella alpina cresce nei prati sassosi e nei ghiaioni lungo il bordo meridionale delle Alpi, in diverse stazioni, in un areale alquanto discontinuo. E’ una specie erbacea robusta, alta anche 70 cm, con foglie profondamente incise in lobi. Nel periodo estivo, in giugno-luglio, all’apice del fusto compare un’infiorescenza di 20-30 cm, con fiori di colore blu-violaceo che si prolungano in uno sperone lungo circa 2 cm.
Diverse specie del genere Delphinium venivano un tempo utilizzate a scopi officinali, ma, data l'elevata tossicità degli alcaloidi (quali la delfinina) contenuti in tutte le parti delle piante, tale uso è sconsigliato.
Nella Lista Rossa del Veneto le viene attribuito un livello di rischio “EN”, cioè minacciata di estinzione.
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Orchis laxiflora
Orchis laxiflora
Chiamata comunemente orchide acquatica o galletto di palude, è una specie a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta e forse Trentino-Alto Adige. Cresce in prati umidi ed acquitrinosi, paludi, bordi di stagni, su suoli freschi e tendenzialmente acidi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il fusto, alto fino a 60 cm, è sfumato in viola nella parte sommitale. Porta fiori di colore porpora scuro, con labello pendulo, ampio e con tre lobi, con il mediano è più chiaro. Lo sperone violetto, più corto dell’ovario, è rivolto verso l’alto. Il nome generico deriva dal greco 'anakamptéin' (ripiegare), per i tepali esterni ripiegati all'infuori o per le due lamelle rialzate e piegate verso l'esterno che si trovano all'entrata dello sperone; il nome specifico deriva dai vocaboli latini 'laxus' (allentato) e 'flos' (fiore) per l'infiorescenza lassa con relativamente pochi fiori.
La specie è stata recentemente trasferita al genere Anacamptis sulla base di dati molecolari, prima faceva parte del genere Orchis, che in greco significa 'testicoli', alludendo ai due tuberi appaiati di grandezza diversa. Fiorisce da aprile a giugno. Nei prati umidi del Parco Naturale Regionale del fiume Sile trova condizioni adatte alle sue esigenze ecologiche, ma è presente anche in altre località del Veneto, fra cui il Parco Regionale dei Colli Euganei.
Entità protetta a livello nazionale, nella Lista Rossa del Veneto le viene attribuito un livello di rischio “CR”, cioè gravemente minacciata di estinzione.
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Eugenia uniflora
Viene chiamata anche “Ciliegia di Cayenna”, “Pitanga” o “Ciliegia del Brasile”, in riferimento al suo areale d’origine, questa specie appartiene alla famiglia delle Mirtaceae. E’ una specie arborea di dimensioni modeste, con chioma molto ramificata e folta e foglie opposte, ovali, con margine intero, coriacee e aromatiche, molto decorative perché di colore verde intenso e lucide superiormente.
I fiori sono piccoli, con corolla di 4 petali bianchi caduchi, calice con sepali rivolti all’indietro e persistente e numerosi stami. Il frutto è una bacca tonda e schiacciata ai due poli, con coste longitudinali e contiene un unico seme grosso e rugoso. La maturazione dei frutti è scalare perciò molto decorativa, in quanto sulla stessa pianta sono presenti contemporaneamente frutti maturi di color rosso, arancioni a maturità intermedia e immaturi verdi. La polpa arancione è molto profumata, ricca di vitamina C. Il frutto viene consumato fresco o in confetture, sciroppi, gelati e bibite. In Brasile dalla fermentazione del succo si ricava una bevanda alcolica.
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Picea abies
L'abete rosso è un albero sempreverde a distribuzione eurosiberiana che in Italia è comune e abbondante sulle Alpi, al di sopra della fascia montana superiore ove domina la fascia oroboreale, con optimum sulle catene interne a clima più continentale, raggiungendo allo stato spontaneo l'Appennino settentrionale. Al di fuori dell’areale naturale la specie è spesso usata per rimboschimenti e frequentemente coltivata a scopo ornamentale in parchi e giardini, anche a quote basse, anche perché è una delle specie più frequentemente usate per gli alberi di Natale (anche se il vero albero di Natale della tradizione germanica non è l’abete rosso ma l’abete bianco (Abies alba, in Tedesco ‘Tanne’, da cui ‘Tannenbaum’). Dalla corteccia si ricava tannino e dalla resina la 'Resina di Borgogna' e la 'Trementina di Strasburgo'. Il legno è di colore chiaro, poco pesante e tenero, facilmente lavorabile e perciò largamente impiegato nella costruzione di mobilio non di pregio. Il legno ha anche un forte potere calorifico dato dalla resina, maggiore di quello di molte latifoglie. Il nome generico deriva dal latino 'pix' (resina o pece), sostanza prodotta in gran quantità da questi alberi. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio. Syn.: Picea excelsa (Lam.)
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Valeriana officinalis
La valeriana comune è una specie a distribuzione europea presente in quasi tutte le regioni d’Italia. Cresce in luoghi umidi, nei boschi di latifoglie decidue e nelle radure, dal livello del mare a 1.400 metri circa, raramente anche più in alto. Uno dei nomi comuni, 'erba dei gatti', deriva dal fatto che la pianta fresca esercita una forte attrazione sui gatti ed è forse questo il motivo per cui, pur essendo decorativa, la si incontra raramente nei giardini. Tutte le specie di valeriana contengono olii essenziali e alcaloidi. Si usa la radice della pianta (che però ha un odore sgradevole), che ha proprietà sedative e calmanti, favorendo il sonno. Il nome generico deriva dal latino 'valere' (vigoroso, sano); il nome specifico deriva dal latino 'officina' (officina, farmacia) in riferimento all’uso a scopo medicinale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Helianthus tuberosus
Il topinambur è una pianta di origine nordamericana, oggi diffusissima in tutte le regioni d’Italia. Il nome popolare ‘topinambur’ è la trascrizione di una parola brasiliana, ma la pianta sembra sia stata importata in Francia dal Canada nel 1603 dal francese Samuel Champlain; già nel 1616 il naturalista e botanico Fabio Colonna, nella seconda edizione dell’opera Ecpharais, scrive indicandola come ‘Flos solis farnesianus’: era infatti già coltivata nel Giardino Farnese a Roma, dove era conosciuta con il nome volgare di ‘girasole articocco’. Cresce in vegetazioni pioniere e ruderali, soprattutto lungo il corso medio ed inferiore dei fiumi, su suoli da sabbiosi a limoso-argillosi, freschi e sciolti, ricchi in composti azotati, al di sotto della fascia montana. Il tubero, che somiglia per forma e consistenza a una patata e ha un sapore vagamente simile a quello del carciofo, non contiene amido ma il polisaccaride inulina che lo rende adatto nei regimi ipocalorici degli obesi e dei diabetici. In America è stata sin dai tempi più remoti un'importante pianta alimentare, oggi vive un periodo di riscoperta. Il nome generico deriva dal greco 'helios' (sole) ed 'anthos' (fiore), e significa quindi 'fiore del sole' (è lo stesso del girasole), quello specifico si riferisce ai tuberi commestibili (topinambur). Forma biologica: geofita. Periodo di fioritura: agosto-ottobre.
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Prunus dulcis
Il mandorlo è una pianta originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale, coltivata in tutto il territorio italiano e talvolta presente allo stato subspontaneo, segnalata come specie avventizia in quasi tutta Italia, dal livello del mare agli 800 metri circa. Le mandorle sono da sempre usate a scopo alimentare e medicinale. Vengono consumate fresche o usate per la preparazione di svariati dolci; le mandorle amare, ottenute da una varietà selezionata, conferiscono ai prodotti di pasticceria un gusto particolare, ma vanno usate con moderazione per la loro ben nota tossicità dovuta a elevate quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. L'olio di mandorle ottenuto dalla spremitura di mandorle dolci e soprattutto amare (private delle sostanze tossiche con distillazione) è un cosmetico famoso fin dall'antichità. Il latte di mandorle è un ottimo antinfiammatorio. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: (gennaio)febbraio-marzo.
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Bauhinia aculeata
Per la bellezza del suo fiore questa specie viene anche chiamata dagli anglosassoni “albero delle orchidee bianche”. Il genere fu dedicato ai fratelli Bauhin, illustri botanici svizzeri. Arbusto dai lunghi rami flessibili che si appoggiano alle piante circostanti. Le foglie sono bilobate, molto caratteristiche. I grandi fiori bianchi presentano cinque lunghi petali e numerosi stami bianchi dai filamenti allungati e spesso curvi, come pure lungo e curvo è il pistillo centrale