
The University of Padua Botanical Garden is closed to the public.
Find out moreSpecie botaniche
-
Ravenala madagascariensis
Viene detta comunemente palma del viaggiatore, ma non è affatto una palma: è invece una specie erbacea ad alto fusto della famiglia delle Strelitziaceae. La maestosità di questa pianta è legata alla sua morfologia: all’apice del fusto, lungo circa una decina di metri, sono addensate le foglie simili a quelle del banano, disposte rigorosamente in un unico piano, a formare un enorme ventaglio. Il suo nome viene attribuito al fatto che alla base del picciolo, allargata a coppa, si raccoglie l'acqua piovana che scivola lungo il picciolo e che viene usata dai viaggiatori per dissetarsi. In realtà R. madagascariensis è endemica delle foreste pluviali del Madagascar, ambiente nel quale l’acqua abbonda, quindi è probabilmente più verosimile la versione che attribuisce il nome comune di questa pianta al fatto che il ventaglio di foglie è in tutti gli esemplari sempre orientato in una direzione precisa e funziona quindi come una bussola per il viaggiatore. In lingua malgascia il nome del genere significa “foglie della foresta”.
Specie simbolo del Madagascar, la silhouette inconfondibile della chioma di R. madagascariensis compare stilizzata nel logo della compagnia aerea nazionale.
Fra le guaine delle ultime foglie compaiono le infiorescenze, costituite da spighe di numerosi fiori bianchi, protette da grandi brattee distiche. L’impollinazione è ad opera di pipistrelli e lemuri.
I frutti sono capsule in cui i semi sono avvolti in fibre di colore blu intenso che attirano gli uccelli che disseminano la specie.
Le foglie sono utilizzate come materiale per la costruzione delle tradizionali abitazioni, mentre dal fusto si ricava una grasso commestibile
-
Daphne mezereum
Il fior di stecco è un piccolo arbusto a distribuzione eurasiatico-continentale presente in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Puglia. Cresce nei boschi mesofili di latifoglie decidue e nelle loro radure, dai querco-carpineti alle faggete, su suoli argillosi piuttosto profondi, dalla fascia submediterranea alla fascia montana superiore. Tutte le parti della pianta sono estremamente velenose per la presenza di un glucoside (dafnina). Le dafne sono note fin dall'antichità per le proprietà farmacologiche, ma il loro uso è molto pericoloso e spesso il solo contatto con l'epidermide causa arrossamenti e vesciche sulla pelle. I frutti rossi, la cui ingestione provoca avvelenamenti anche mortali, sono stati impiegati in pittura e anche come fard in Siberia, cosmetico non meno pericoloso della biacca usata dalle matrone romane. Il nome generico deriva da 'dàphne', nome greco dell'alloro, per le foglie sempreverdi di alcune specie come D. laureola; il nome specifico deriva dall'arabo e significa 'mortale'. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
-
Allium cepa
La cipolla (dal latino 'caepula') è ampiamente coltivata come alimento e condimento; non si conoscono popolazioni selvatiche, ma specie affini sono presenti in Iran e in Asia Centrale. La specie raramente appare in modo effimero allo stato subspontaneo presso gli abitati. la coltivazione potrebbe aver avuto inizio in Mesopotamia o nell'antico Egitto: l'uso delle cipolle nelle sepolture è dimostrato dai resti di bulbi rinvenuti nelle orbite di Ramesse II. Nell'antica Grecia gli atleti mangiavano cipolle in grandi quantità, poiché si credeva che esse alleggerissero il sangue; i gladiatori romani si strofinavano il corpo con cipolle per rassodare i muscoli. Le cipolle sono ricche di vitamine e sali minerali e il caratteristico odore dei bulbi tagliati è dovuto all'abbondanza di solfossidi; affettare le cipolle fa lacrimare gli occhi perché dei precursori presenti nel citoplasma, gli alchil o alchenil cisteina solfossidi, dopo il taglio si combinano con la allinasi producendo acidi solfenici, piruvato e ammoniaca; l'acido sulfenico, se attaccato da un secondo enzima produce una molecola volatile e idrosolubile che, quando entra in contatto con l'umore acquoso presente sul bulbo oculare, si trasforma in acido solforico. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
-
Saponaria officinalis
La saponaria comune è una specie a vasta distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le regioni d’Italia. Originariamente legata ai greti torrentizi delle pianure si è poi trasferita in ambienti ruderali come margini stradali, discariche, marciapiedi etc., su suoli ghiaioso-sabbiosi più o meno calcarei, da neutri a subacidi, piuttosto ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana. La pianta contiene saponine, soprattutto nelle radici, ed è tossica se consumata in grandi quantità; un tempo veniva usata per lavare la lana. Il nome generico si riferisce all’alta concentrazione di saponine, il nome specifico deriva dal latino 'officina' (officina, farmacia) in riferimento all’uso a scopo medicinale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
-
Lavandula augustifolia
La lavanda a foglie strette è una specie con distribuzione mediterranea a baricentro occidentale, in Italia coltivata quasi ovunque ma presente allo stato spontaneo in poche regioni, prevalentemente lungo le coste tirreniche della Penisola. Cresce in macchie basse e garighe su substrati prevalentemente silicei. Viene coltivata sia a scopo ornamentale che per l'estrazione degli olii essenziali ampiamente usati in profumeria. Gli antichi Greci chiamavano questa pianta ‘nardo’, alludendo alla città siriana di Naarda: era una delle erbe sacre usate nel tempio di Gerusalemme (il nardo è menzionato più volte nella Bibbia, come ad es. nel Canto di Salomone). Conosciuta fin dai tempi più antichi per le proprietà antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, è considerata un blando sedativo. Il nome generico si riferisce all'antico uso per profumare i vestiti appena lavati, quello specifico alle foglie strette e sottili. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
-
Thevetia peruviana
E’ di origine americana questo elegante arbusto dalle lunghe foglie lineari, larghe meno di 1 cm e lunghe anche 20cm. I fiori campanulati presentano cinque petali, parzialmente sovrapposti e intensamente colorati in giallo vivo. Alla loro forma è dovuto il nome comune inglese, oleandro giallo. I frutti sono drupe verdi che contengono un glucoside cardioattivo chiamato thevetina che ha azione simile a quella della digitale.
-
Hottonia palustris
Hottonia palustris
Il fertro è una specie a vasta distribuzione eurosiberiana presente, ma piuttosto rara, in tutte le regioni dell'Italia settentrionale (salvo che in Valle d’Aosta e Liguria), in Toscana e in Lazio. La distribuzione regionale si concentra nella bassa pianura friulana al di sotto della linea delle risorgive, con stazioni anche nell'area dell'anfiteatro morenico e nelle aree umide del Carso goriziano. Cresce in acque stagnanti poco profonde, mesotrofiche, povere di sostanze disciolte e di calcare, spesso in stazioni ombrose e su fango torboso, dal livello del mare a circa 800 m. Il genere è dedicato al medico e botanico olandese Petrus Hotton (1648-1709); il nome specifico si riferisce all’habitat. Forma biologica: idrofita radicante. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
-
Tamarindus indica
Il tamarindo è un albero originario dell’Africa orientale, ma è presente anche in altre zone tropicali asiatiche e, dal sedicesimo secolo, anche americane. Pianta a crescita piuttosto lenta, è però longeva e, in condizioni favorevoli, può superare i 30m d’altezza per un diametro di 7-8m. Porta foglie pennato composte e caduche solo nelle zone in cui la stagione secca è prolungata, I fiori sono riuniti in piccoli racemi, sono gialli con venature rosse o arancioni mentre i legumi, lunghi 10-15cm, sono legnosi e leggermente incurvati. Usato, soprattutto dalle popolazioni locali, per usi medicinali (es. antibatterico, antimalarico) è invece conosciuto in tutto il mondo per l’uso alimentare dei suoi frutti, la cui polpa viene usata sia per preparare piatti dolci o salati che per fare bevande rinfrescanti.
-
Phoenix dactylifera
La palma da datteri è nota sin dall'antichità tra gli egizi, i cartaginesi, i greci, i romani e i berberi per i frutti eduli. Il tronco, più slanciato di quello della congenere Phoenix canariensis, può essere alto fino a 30 metri, ma di solito non supera i 15-20 metri. A causa dell'antichità delle coltivazioni (era già coltivata nel 4000 a.C. a Babilonia), l’areale originario non può essere determinato con certezza ma probabilmente comprendeva l'Africa settentrionale e forse l'Asia sudoccidentale. Oggi è coltivata in tutto il Maghreb, in Egitto, Arabia, nel Golfo Persico, nelle Canarie, nella zona mediterranea settentrionale e nel sud degli Stati Uniti. In Sicilia la palma da datteri è diffusissima come pianta ornamentale (ad esempio nei giardini di Palermo), ma non è sfruttata o coltivata a scopi commerciali. Le cultivar più diffuse sono 'Medjool', 'Deklet noor', 'Ameri', 'Deri', 'Halawi' e 'Zahidi', 'Berhi', 'Hiann'. Tra le varietà di dattero c'è quella definita "da amido", dalla quale si ricava il cosiddetto "pane del deserto", che rappresenta uno degli alimenti fondamentali dei beduini. Uno dei più temibili parassiti di questa pianta è il coleottero Rhynchophorus ferrugineus, noto come punteruolo rosso delle palme. Si tratta di un coleottero curculionide originario dell'Asia, propagatosi in Medio Oriente negli anni Ottanta e successivamente a tutto il bacino del Mar Mediterraneo, rivelatosi resistente a tutti i mezzi di controllo convenzionali. Il nome generico, già citato da Teofrasto, significa ‘fenicio’ perché sarebbero stati proprio i fenici a far conoscere queste piante ai greci; il nome specifico è composto da 'dactylus' (dattero, dal greco 'dactylos'), e 'fero' (io porto). Forma biologica: fanerofita scaposa.
-
Fraxinus
Fraxinus
-
Moehringia glaucovirens
Moehringia glaucovirens
La moehringia verde-glauca vive negli anfratti della roccia, nelle rupi calcaree strapiombanti e asciutte, dai 400 ai 2000 m di quota. Appartiene alla famiglia delle Caryophyllaceae, la stessa del garofano, ed ha fusti delicati che formano cuscinetti lassi di circa 15 cm di diametro. Le foglie sono sottili e filiformi, opposte, di colore verde – azzurro. I fiori sono inferiori al mm, con 5 petali candidi.
E’ una specie endemica, con areale molto ridotto, comprendente due settori, uno sulle Dolomiti orientali e uno in Lombardia, dalla Val Trompia nel Bresciano fino al lago di Garda
In Veneto è inserita nelle Liste Rosse regionali con livello di rischio “EN”, cioè in pericolo di estinzione.
-
Crocus sativus
Crocus sativus