
Dal 18 luglio le serre sono chiuse al pubblico per lavori di manutenzione straordinaria e di restyling
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Dall'8 dicembre al 7 gennaio, tutte le opportunità per visitare l'Orto botanico prima della chiusura invernale
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L'autore del libro Massimo De Giuseppe in dialogo con Rafael Gaune e Mario Sartor
nell'ultimo appuntamento di Racconti della Natura 2023
giovedì 14 dicembre, ore 18

Il nuovo biglietto integrato dell'Università di Padova
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Sono in corso i lavori di restauro delle statue di Salomone, di Teofrasto e dei busti delle Quattro stagioni, in collaborazione con l’Istituto Veneto per i Beni Culturali di Venezia
Scopri di piùSpecie botaniche
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Prunus dulcis
Il mandorlo è una pianta originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale, coltivata in tutto il territorio italiano e talvolta presente allo stato subspontaneo, segnalata come specie avventizia in quasi tutta Italia, dal livello del mare agli 800 metri circa. Le mandorle sono da sempre usate a scopo alimentare e medicinale. Vengono consumate fresche o usate per la preparazione di svariati dolci; le mandorle amare, ottenute da una varietà selezionata, conferiscono ai prodotti di pasticceria un gusto particolare, ma vanno usate con moderazione per la loro ben nota tossicità dovuta a elevate quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. L'olio di mandorle ottenuto dalla spremitura di mandorle dolci e soprattutto amare (private delle sostanze tossiche con distillazione) è un cosmetico famoso fin dall'antichità. Il latte di mandorle è un ottimo antinfiammatorio. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: (gennaio)febbraio-marzo.
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Laburnum anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte le regioni dell'Italia continentale, salvo forse che in Valle d’Aosta. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune lungo le coste del Friuli. Cresce in boschetti di latifoglie decidue presso gli abitati, su suoli argillosi umiferi e ricchi in basi, al di sotto della fascia montana, con optimum nella fascia submediterranea, sostituito più in alto da L. alpinum. Tutte le parti della pianta, soprattutto semi e foglie, contengono un alcaloide tossico (neurotossina), la citisina, che paralizza i centri nervosi provocando avvelenamenti anche mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il legno si conserva bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti. Il nome generico era già in uso presso i Romani per una pianta simile; il nome specifico significa 'simile ad un’Anagyris' (un'altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Capparis spinosa
Il cappero è un arbusto prevalentemente mediterraneo, presente allo stato spontaneo in quasi tutte le regioni d'Italia ma più comune al centro-sud. Cresce su rupi e vecchi muri, in luoghi assolati e caldi. Già descritto da Dioscoride e Galeno che gli attribuivano proprietà medicinali, è ancor oggi ampiamente utilizzato in cucina ove si utilizzano i fiori immaturi trattati in salamoia o sotto sale (capperi); in alcune regioni vengono mangiati e commercializzati anche i frutti (cucunci). Il nome generico sembra derivare da quello arabo della pianta ('kabar' o ' kappar'), il nome specifico si riferisce alle stipole che a volte si trasformano in spine. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Euonymus europaeus
La fusaggine comune, o berretta da prete, è una specie a distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni d'Italia. Entra nello strato arbustivo dei boschi termofili di latifoglie decidue rarefacendosi a partire dalle faggete; l'optimum è nei mantelli e nelle siepi, su suoli argillosi piuttosto freschi, ricchi in basi e composti azotati, al di sotto della fascia montana superiore. I semi sono tossici (evonina) ed erano usati come drastico purgante. Nel Medioevo dal legno si ottenevano fusi per filare la lana, da cui il nome italiano; i frutti e la corteccia erano utilizzati per le proprietà emetiche, purganti e insetticide: la polvere dei frutti seccati e macinati veniva usata per combattere i pidocchi e il decotto di frutti e corteccia era usato contro la rogna. Il nome generico deriva dal greco 'eu' (buono) e 'onoma' (nome), cioè 'pianta con buona fama', in senso ironico a causa della velenosità dei frutti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Oreocereus celsianus
Oreocereus celsianus
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Ilex aquifolium
L'agrifoglio è una specie a distribuzione subatlantica presente in Europa ed Asia Minore, diffusa in tutte le regioni d’Italia in boschi misti mesofili, con optimum nella fascia montana, ma ormai piuttosto rara allo stato spontaneo. È considerata una pianta magica fin da prima dell'avvento del Natale cristiano: le si attribuiva il potere di proteggere dai demoni e di portare fortuna. I primi utilizzi risalgono all'Irlanda, dove anche le famiglie più povere potevano permettersi di usarla per decorare le abitazioni, tradizione poi passata ai popoli cristiani durante il periodo natalizio: la struttura della foglia infatti ricorda la corona di spine di Gesù Cristo e i frutti rossi il suo sangue. Oggi viene impiegata esclusivamente come pianta ornamentale, da cui sono state ricavate numerose cultivar, alcune con foglie variegate. I margini delle foglie sono interi in quelle dei rami vecchi, spinosi in quelle dei rami giovani, ma i due tipi di foglie possono coesistere sullo stesso individuo. L'agrifoglio può vivere circa 300 anni; le foglie e soprattutto i frutti sono fortemente tossici per l'uomo. Il nome generico deriva dal latino e allude alla somiglianza della forma delle foglie con quelle del leccio (Quercus ilex); il nome specifico deriva dal latino 'acrifolium', parola composta da 'acer' (acuto) e 'folium' (foglia), per le foglie a margine spinoso-appuntito. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Castanea sativa
Il castagno è un albero originario dall’Europa sudorientale e dall’Asia occidentale, forse introdotto con il noce in epoca preromana, presente in tutte le regioni d’Italia. È uno dei principali costituenti dei boschi collinari, fra 200 e 800 metri circa; cresce su suoli profondi più o meno acidi, quindi su substrati marnoso-arenacei, raramente su terra rossa. Il castagno è molto longevo, potendo raggiungere i 500 anni di età; per alcuni individui è stata stimata un'età di 1.000 anni; in Italia, sulle pendici dell'Etna, l'esemplare detto 'dei cento cavalli' avrebbe un'età di 4.000 anni. Il castagno ha avuto grande importanza per molti secoli come alimento primario per le popolazioni contadine delle regioni montane, diventando 'l'albero del pane'. Le castagne, ricche di amido e zuccheri, venivano consumate fresche, secche o ridotte in farina. Oggi sono molto richieste le varietà di grandi dimensioni, dette 'marroni', usate per la preparazione di marmellate e dei 'marrons glacés'. Il legname è apprezzato a causa dell’elasticità e compattezza per paleria, falegnameria, mobili, travi, botti, ecc. e a volte è usato per la produzione di cellulosa al solfato. Legno e corteccia venivano usati per la concia delle pelli, a causa dell'elevato contenuto in tannini. Da alcuni anni è attaccato dal cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina, contro cui si sta effettuando, in tutta Italia, la lotta biologica con un suo antagonista, il Torimus sinensis, proveniente dalle stesse regioni di origine, che depone le proprie uova nelle larve del primo, uccidendole. Il nome generico deriva dal greco ‘kástanon’ (castagna), da ‘Kastanáia’, un villaggio della Tessaglia; il nome specifico significa ‘coltivato’. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio.
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Laurus nobilis
L'alloro è un albero sempreverde a distribuzione mediterraneo-atlantica, di antica introduzione in Italia settentrionale, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso anche allo stato subspontaneo. È presente in tutte le regioni d’Italia (in Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia come pianta avventizia). Cresce in stazioni soleggiate nella zona dell'olivo; altrove, con l'edera ed il pungitopo, forma piccole oasi di laurofille sempreverdi, soprattutto su substrati arenacei freschi, dal livello del mare a 800 metri circa. Le foglie sono notissime come condimento. I frutti contengono olii essenziali e un grasso impiegato in profumeria. L'olio di lauro, estratto dai semi, è un componente dell'olio laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La pianta è tradizionale simbolo di gloria e di affermazione: la 'laurea' prende il nome proprio dalle corone d’alloro. Il nome generico, assonante con il celtico 'lauer' (sempreverde) e con il sanscrito 'daru' (albero), è quello utilizzato dagli antichi romani; il nome specifico si riferisce all'uso celebrativo della pianta. Forma biologica: fanerofita cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Rubia tinctorum
La robbia dei tintori, o robbia domestica, è una specie di origine asiatica (dal Medio Oriente e Turchia all’Asia Centrale), da noi in passato coltivata per la tintura dei tessuti, oggi raramente presente allo stato subspontaneo in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Liguria, ma in forte regresso e in molte regioni non più osservata da lungo tempo. Cresce in boscaglie e siepi, al di sotto della fascia montana. Dalla radice, che contiene diversi composti polifenolici (antrachinoni), si otteneva sin da tempi antichissimi un colorante rosso, da cui derivano sia il nome generico (dal latino ‘ruber’, rosso) che quello specifico. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile giugno.
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Casimiroa edulis
Chiamata comunemente col nome di sapote bianco, Casimiroa edulis è una specie sempreverde originaria del Messico, Guatemala e limitrofi, che appartiene alla stessa famiglia del limone. E’ un albero a rapida crescita, che può raggiungere i 18 m di altezza, con corteccia verde grigiastra con lenticelle. Le foglie sono palmate, composte da 3-7 foglioline ovali ad apice acuto, da giovani di color rosso rame, poi verde scuro. In primavera la pianta produce fiori in grappoli, verdi-giallastri, poco vistosi e inodori. I frutti sono drupe di forma sferica che possono arrivare a 10 cm di diametro, sono giallo verdognole dal sapore ottimo.
La buccia sottile racchiude una polpa bianca di consistenza burrosa, ricca di vitamina A e C e particolarmente dolce, in quanto contiene oltre il 26% di zuccheri. Il frutto contiene fino a 5 semi, di aspetto simile a quelli del limone, ma di dimensioni molto maggiori, duri, amari e non commestibili. Corteccia, foglie e semi contengono molti metaboliti, fra cui la zapotina e la casimiroina.
Il sapote era noto alle civiltà precolombiane che ne utilizzavano i frutti commestibili e per le proprietà ipnotiche e allucinogene della farina ricavata dai semi. Infatti il nome nell’antica lingua indigena messicana nahuatl significa “zapote del sonno”. Il tè preparato con le foglie veniva usato per stimolare le visioni oniriche. Recenti studi hanno confermato le proprietà antinfiammatorie, antipertensive e sedative della pianta.
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Juniperus communis
Il ginepro comune è un arbusto a vasta distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce in arbusteti pionieri o in boschi molto aperti in cui la sua frequenza aumenta con la profondità dei suoli e con l'altitudine, su suoli argillosi da subaridi a freschi, spesso decalcificati e quindi da neutri a subacidi, dal livello del mare a 1.500 metri circa (raramente più in alto). Il legno duro e compatto è ricercato per lavori di ebanisteria e per la costruzione di utensili. Con i galbuli si aromatizzano le acquaviti di cereali, ottenendo il famoso 'gin'; i galbuli possiedono anche proprietà balsamiche e sono utilizzati nelle affezioni delle vie respiratorie e urinarie. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di origine controversa: forse deriva dal latino 'iùnix' (giovenca) e 'pàrio' (do alla luce), alludendo al fatto che una delle specie (Juniperus sabina L.) veniva somministrata alle vacche per favorire il parto, oppure da 'iùnior' (più giovane) e 'pàrio' (do alla luce), perché produce sempre nuovi germogli. Forma biologica: fanerofita cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
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Tradescantia fluminensis
La tradescanzia sudamericana è una specie originaria dell’America meridionale, da noi presente come infestante, inizialmente nelle colture di agrumi in Sicilia, poi anche altrove, oggi nota per diverse regioni italiane, ma più comune al meridione e lungo il versante tirrenico. Le forme che appaiono in via di espansione nel nostro Paese derivano spesso da ibridi coltivati a scopo ornamentale e sfuggiti alla coltivazione, che spesso differiscono dalle forme spontanee presenti in Sudamerica. Cresce in ambienti urbani disturbati, su suoli piuttosto freschi, al di sotto della fascia montana. Il genere è dedicato a John Tradescant il giovane (1608-1662), giardiniere di corte di Carlo I d'Inghilterra poi trasferitosi in Virginia; il nome specifico significa ‘dei fiumi’ e allude all’ecologia della pianta. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: agosto-settembre.