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Specie botaniche
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Lavandula augustifolia
La lavanda a foglie strette è una specie con distribuzione mediterranea a baricentro occidentale, in Italia coltivata quasi ovunque ma presente allo stato spontaneo in poche regioni, prevalentemente lungo le coste tirreniche della Penisola. Cresce in macchie basse e garighe su substrati prevalentemente silicei. Viene coltivata sia a scopo ornamentale che per l'estrazione degli olii essenziali ampiamente usati in profumeria. Gli antichi Greci chiamavano questa pianta ‘nardo’, alludendo alla città siriana di Naarda: era una delle erbe sacre usate nel tempio di Gerusalemme (il nardo è menzionato più volte nella Bibbia, come ad es. nel Canto di Salomone). Conosciuta fin dai tempi più antichi per le proprietà antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, è considerata un blando sedativo. Il nome generico si riferisce all'antico uso per profumare i vestiti appena lavati, quello specifico alle foglie strette e sottili. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Limonium densissimum
Limonium densissimum
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Limonium narbonense) appartiene allo stesso genere.
Specie presente lungo le coste romagnole, venete, friulane e sicule, in dubbio per Sardegna. Cresce in bassure salmastre dietro alle dune. Il nome generico deriva dal greco 'leimon' (prato); quello specifico deriva dal latino 'densus' (fitto). Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Ilex aquifolium
L'agrifoglio è una specie a distribuzione subatlantica presente in Europa ed Asia Minore, diffusa in tutte le regioni d’Italia in boschi misti mesofili, con optimum nella fascia montana, ma ormai piuttosto rara allo stato spontaneo. È considerata una pianta magica fin da prima dell'avvento del Natale cristiano: le si attribuiva il potere di proteggere dai demoni e di portare fortuna. I primi utilizzi risalgono all'Irlanda, dove anche le famiglie più povere potevano permettersi di usarla per decorare le abitazioni, tradizione poi passata ai popoli cristiani durante il periodo natalizio: la struttura della foglia infatti ricorda la corona di spine di Gesù Cristo e i frutti rossi il suo sangue. Oggi viene impiegata esclusivamente come pianta ornamentale, da cui sono state ricavate numerose cultivar, alcune con foglie variegate. I margini delle foglie sono interi in quelle dei rami vecchi, spinosi in quelle dei rami giovani, ma i due tipi di foglie possono coesistere sullo stesso individuo. L'agrifoglio può vivere circa 300 anni; le foglie e soprattutto i frutti sono fortemente tossici per l'uomo. Il nome generico deriva dal latino e allude alla somiglianza della forma delle foglie con quelle del leccio (Quercus ilex); il nome specifico deriva dal latino 'acrifolium', parola composta da 'acer' (acuto) e 'folium' (foglia), per le foglie a margine spinoso-appuntito. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Origanum vulgare
L'origano comune è una specie a distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente, con tre sottospecie, in tutte le regioni d’Italia; la sottospecie nominale manca nelle estreme regioni meridionali. Cresce in orli di boscaglie termofile di latifoglie decidue e nelle siepi, su scarpate incespugliate, in radure boschive molto aperte, a volte anche in ambienti ruderali, su suoli subaridi, da primitivi e ricchi in scheletro a limoso-argillosi, ricchi in basi ma talvolta subacidi, dal livello del mare a 1.400 metri circa (a volte anche più in alto, soprattutto nelle regioni meridionali). Le foglie essiccate, ricche di olii essenziali, sono notissime come condimento nella cucina mediterranea, in Italia, in Grecia ma anche in Messico (anche se l'origano in vendita come droga essiccata si ricava spesso da diverse piante, tra cui, oltre all’origano vero e proprio, anche specie di Lippia e Thymus); l’aroma è solitamente molto più intenso nelle popolazioni dell’Italia mediterranea, più debole in quelle dell’Italia settentrionale. Le foglie hanno anche diverse proprietà officinali e sono ancor oggi usate nella medicina popolare. Il nome deriva dal greco 'oros' (monte) e 'ganos' (ornamento); il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Laurus nobilis
L'alloro è un albero sempreverde a distribuzione mediterraneo-atlantica, di antica introduzione in Italia settentrionale, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso anche allo stato subspontaneo. È presente in tutte le regioni d’Italia (in Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia come pianta avventizia). Cresce in stazioni soleggiate nella zona dell'olivo; altrove, con l'edera ed il pungitopo, forma piccole oasi di laurofille sempreverdi, soprattutto su substrati arenacei freschi, dal livello del mare a 800 metri circa. Le foglie sono notissime come condimento. I frutti contengono olii essenziali e un grasso impiegato in profumeria. L'olio di lauro, estratto dai semi, è un componente dell'olio laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La pianta è tradizionale simbolo di gloria e di affermazione: la 'laurea' prende il nome proprio dalle corone d’alloro. Il nome generico, assonante con il celtico 'lauer' (sempreverde) e con il sanscrito 'daru' (albero), è quello utilizzato dagli antichi romani; il nome specifico si riferisce all'uso celebrativo della pianta. Forma biologica: fanerofita cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Tamus communis
Specie submediterranea presente in tutta Italia dalla costa alla fascia montana inferiore ove diviene più sparsa e rara. Cresce in boschi e boscaglie termofili e nei rispettivi mantelli, su suoli da poco a mediamente profondi, sia calcarei che marnoso-arenacei, abbastanza umiferi ed esposti ad una certa siccità estiva. Il nome generico fu usato da Plinio e da Columella per un vitigno selvatico. I germogli sono commestibili previa cottura ma le parti fresche sono tossiche ed i frutti molto velenosi; il contatto con le foglie può causare irritazioni della pelle. Forma biologica: geofita radicegemmata. Periodo di fioritura: aprile-luglio.
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Philodendron bipinnatifidum
Arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Araceae, è originario del Sud America e, più specificatamente, delle foreste pluviali brasiliane ma viene ampiamente coltivato lungo le coste americane così come in alcune zone dell’Asia quali le Filippine.
Il fusto, che può superare i tre metri d’altezza, è a rapida crescita e spesso produce lunghe radici aeree vicino alla base, dalle quali è derivato uno dei nomi vernacolari di questa specie (fillodendro àncora). Le foglie sono grandi, arrivano tranquillamente al metro di lunghezza, profondamente incise e simili a quelle di Monstera deliciosa Liebm., specie della stessa famiglia e originaria nell’America centrale. L’infiorescenza, che si sviluppa tardivamente, consiste in un lungo spadice bianco-verde parzialmente avvolto da una spata verde esteriormente e color crema all’interno; sullo spadice sono presenti migliaia di piccoli fiori con i maschili concentrati all’apice, i femminili alla base e una serie di fiori maschili sterili nella parte centrale. Con l’inizio della fioritura si sviluppano, all’interno della spata, temperature piuttosto elevate che, unitamente all’odore, attirano gli impollinatori, principalmente alcuni coleotteri notturni.
La specie contiene delle sostanze tossiche, soprattutto ossalati di calcio, che la rendono dannosa sia per ingestione che per contatto.
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Neoregelia tristis
Pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae, endemica del Brasile. Su un fusto molto corto è inserita una rosetta di foglie lunghe e piatte che al centro formano una coppa nella quale si accumula l'acqua piovana, utile riserva per la pianta e nella quale spesso si sviluppano una ricca flora e fauna. Quando la pianta fiorisce le foglie al centro della rosetta colorazioni vivaci, dal rosso vivo al violetto, la rosetta si allarga e al centro compare un’infiorescenza bassa e piatta con piccoli fiori bianchi o blu. La pianta impiega due-tre anni per iniziare a fiorire, la fioritura continua per qualche mese e infine la pianta muore, dopo aver però prodotto polloni basali, dai quali ricomincia il ciclo vitale.
È soprattutto apprezzata come pianta ornamentale vista anche la sua capacità di adattarsi a molteplici condizioni.
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Casimiroa edulis
Chiamata comunemente col nome di sapote bianco, Casimiroa edulis è una specie sempreverde originaria del Messico, Guatemala e limitrofi, che appartiene alla stessa famiglia del limone. E’ un albero a rapida crescita, che può raggiungere i 18 m di altezza, con corteccia verde grigiastra con lenticelle. Le foglie sono palmate, composte da 3-7 foglioline ovali ad apice acuto, da giovani di color rosso rame, poi verde scuro. In primavera la pianta produce fiori in grappoli, verdi-giallastri, poco vistosi e inodori. I frutti sono drupe di forma sferica che possono arrivare a 10 cm di diametro, sono giallo verdognole dal sapore ottimo.
La buccia sottile racchiude una polpa bianca di consistenza burrosa, ricca di vitamina A e C e particolarmente dolce, in quanto contiene oltre il 26% di zuccheri. Il frutto contiene fino a 5 semi, di aspetto simile a quelli del limone, ma di dimensioni molto maggiori, duri, amari e non commestibili. Corteccia, foglie e semi contengono molti metaboliti, fra cui la zapotina e la casimiroina.
Il sapote era noto alle civiltà precolombiane che ne utilizzavano i frutti commestibili e per le proprietà ipnotiche e allucinogene della farina ricavata dai semi. Infatti il nome nell’antica lingua indigena messicana nahuatl significa “zapote del sonno”. Il tè preparato con le foglie veniva usato per stimolare le visioni oniriche. Recenti studi hanno confermato le proprietà antinfiammatorie, antipertensive e sedative della pianta.
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Saponaria officinalis
La saponaria comune è una specie a vasta distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le regioni d’Italia. Originariamente legata ai greti torrentizi delle pianure si è poi trasferita in ambienti ruderali come margini stradali, discariche, marciapiedi etc., su suoli ghiaioso-sabbiosi più o meno calcarei, da neutri a subacidi, piuttosto ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana. La pianta contiene saponine, soprattutto nelle radici, ed è tossica se consumata in grandi quantità; un tempo veniva usata per lavare la lana. Il nome generico si riferisce all’alta concentrazione di saponine, il nome specifico deriva dal latino 'officina' (officina, farmacia) in riferimento all’uso a scopo medicinale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Oreocereus celsianus
Oreocereus celsianus
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Hydrocharis morsus-ranae
Hydrocharis morsus-ranae
Il morso di rana è una specie a vasta distribuzione eurasiatico-temperata presente in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale. La distribuzione regionale è limitata alla parte più vicina alla costa della bassa pianura friulana e alle aree umide presso Monfalcone, con alcune segnalazioni storiche più a nord, non confermate in tempi recenti (la specie è in regresso a causa dell’eutrofizzazione). Cresce in acque calme, fossi e paludi con acque stagnanti meso-eutrofiche, non o poco inquinate, dal livello del mare a circa 500 m. Il nome generico deriva dal greco 'hydor' (acqua) e 'charis' (gioia, ornamento), quello specifico probabilmente si riferisce alla credenza che le rane si nutrissero di tale pianta. Forma biologica: idrofita radicante. Periodo di fioritura: luglio-settembre.