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Il nuovo biglietto speciale dell'Università di Padova per scoprire otto tra i suoi più prestigiosi luoghi della cultura
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Specie botaniche
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Prunus persica
Il pesco è un albero deciduo originario della Cina. Fu introdotto in Persia (da cui il nome) e da lì a Roma nel I secolo d.C., diffondendosi in tutto il bacino del Mediterraneo. In Egitto il frutto era sacro ad Arpocrate, il dio del silenzio e dell'infanzia (ancor oggi si paragonano le guance dei bambini alle pesche). In Europa è usato sia come pianta da frutto che come pianta ornamentale. È ampiamente coltivato in tutta Italia, e spesso inselvatichito in arbusteti e cedui di latifoglie, dal livello del mare a 600 metri circa. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’); quello specifico allude al territorio da cui la pianta fu introdotta in Europa, la Persia. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Persea americana
L’avocado, nome con cui è comunemente conosciuta la specie, è un albero di media altezza (generalmente attorno ai 10-15m) originario dell’America centrale. Presenta corteccia grigia e rugosa, foglie ovali e persistenti, fiori ermafroditi piccoli e poco appariscenti di colore verdastro. La parte più nota è il frutto, una drupa ovoidale il cui peso può arrivare al chilo, con grosso seme centrale, polpa giallo pallido molto ricca in grassi e parte esterna (epicarpo) verde o violacea.
Ampiamente coltivato nelle aree tropicali e subtropicali di tutto il mondo, l’avocado trova impiego sia come alimento che a fini cosmetici grazie alle proprietà antiossidanti dell’olio ricavato dalla polpa essiccata del frutto.
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Castanea sativa
Il castagno è un albero originario dall’Europa sudorientale e dall’Asia occidentale, forse introdotto con il noce in epoca preromana, presente in tutte le regioni d’Italia. È uno dei principali costituenti dei boschi collinari, fra 200 e 800 metri circa; cresce su suoli profondi più o meno acidi, quindi su substrati marnoso-arenacei, raramente su terra rossa. Il castagno è molto longevo, potendo raggiungere i 500 anni di età; per alcuni individui è stata stimata un'età di 1.000 anni; in Italia, sulle pendici dell'Etna, l'esemplare detto 'dei cento cavalli' avrebbe un'età di 4.000 anni. Il castagno ha avuto grande importanza per molti secoli come alimento primario per le popolazioni contadine delle regioni montane, diventando 'l'albero del pane'. Le castagne, ricche di amido e zuccheri, venivano consumate fresche, secche o ridotte in farina. Oggi sono molto richieste le varietà di grandi dimensioni, dette 'marroni', usate per la preparazione di marmellate e dei 'marrons glacés'. Il legname è apprezzato a causa dell’elasticità e compattezza per paleria, falegnameria, mobili, travi, botti, ecc. e a volte è usato per la produzione di cellulosa al solfato. Legno e corteccia venivano usati per la concia delle pelli, a causa dell'elevato contenuto in tannini. Da alcuni anni è attaccato dal cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina, contro cui si sta effettuando, in tutta Italia, la lotta biologica con un suo antagonista, il Torimus sinensis, proveniente dalle stesse regioni di origine, che depone le proprie uova nelle larve del primo, uccidendole. Il nome generico deriva dal greco ‘kástanon’ (castagna), da ‘Kastanáia’, un villaggio della Tessaglia; il nome specifico significa ‘coltivato’. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio.
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Ceiba speciosa
Albero della famiglia delle Bombacacae, originario dell’America Meridionale, particolarmente diffuso in Argentina dove viene chiamato anche “albero ubriaco” (palo borracho). Questo epiteto gli deriva dalla caratteristica forma del tronco: è infatti gonfio alla base perché qui i tessuti accumulano acqua che la pianta utilizza durante i periodi secchi, per cui il fusto, rivestito di spine coriacee a forma di cono, assume la forma di una bottiglia. Le foglie, di color verde brillante, sono composte da 5-7 foglioline allungate.
I fiori, che iniziano a comparire verso la fine dell’estate, in concomitanza con la caduta delle foglie, sono particolarmente vistosi, con petali oblunghi con margini ondulati, lembo di colore rosa o fucsia, internamente sfumato in bianco o giallo, con strie e punteggiature porpora scuro e con al centro un lungo tubo staminale.
Il frutto è una capsula oblunga di colore verde-bruno, lunga 10-15 cm, che si apre lungo linee verticali. All’interno contiene semi scuri globosi, avvolti in ammassi di fibre bianche simili a cotone. Questa fibra è chiamata "falso kapok" (il kapok si ricava invece dalla congenere Ceiba pentandra) e viene utilizzata come isolante termico nelle imbottiture.
Il legno bianco, poroso e molto leggero può venire utilizzato in sostituzione del sughero o per la fabbricazione di botti leggere.
Viene apprezzata come pianta ornamentale nelle regioni tropicali e subtropicali dell'emisfero boreale per la vistosa fioritura. Fu introdotta in Italia verso la fine del XIX secolo, all’Orto botanico di Palermo.
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Artemisa vulgaris
L’assenzio selvatico è una specie a vasta distribuzione circumboreale-temperata presente in tutte le regioni d’Italia. È un po' meno termofila e più xerofila di A. verlotiorum e colonizza terreni mesici ricchi in composti azotati, in ambienti fortemente disturbati quali margini di strade, discariche, campi abbandonati etc., dal livello del mare alla fascia montana. Una singola pianta è in grado di produrre sino a 700.000 frutti. La pianta è a volte usata come digestivo, anche se è tossica quando consumata in grandi quantità: come le altre specie congeneri, contiene il tossico thujone. Il nome generico era già in uso presso i greci antichi ma è di etimologia incerta: potrebbe riferirsi ad alla dea Artemide (Diana) o alla regina Artemisia, moglie di Mausolo, re di Caria; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
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Allium ampeloprasum
Il porraccio è una pianta a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige (avventizia in Sardegna). Cresce nei vigneti su antichi terrazzamenti e presso gli abitati, su suoli argillosi abbastanza profondi, ma anche su vecchi muri in pietra, in incolti aridi, ai bordi dei campi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Le cellule intatte di tutti gli Allium contengono alliina, un amminoacido inodore che per azione dell'enzima alliinasi, liberantesi con la rottura del bulbo, si trasforma in allicina, composto fortemente odoroso; tutte le specie di Allium possiedono diverse proprietà medicinali; bulbi e foglie sono commestibili. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi; il nome specifico deriva dal greco 'ampelos' (vite) e 'prason' (porro). Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Salix alba
Il salice bianco è un albero deciduo diffuso nelle porzioni centro-meridionali dell’Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce in aree umide presso laghetti e lungo canali e corsi d’acqua svolgendo una funzione di consolidamento del terreno, su suoli da argillosi a fangosi periodicamente inondati, ricchi in basi e composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il legno non marcisce presto in terreni saturi di acqua; i rami giovani, soprattutto di piante capitozzate, sono utilizzati come vimini per la costruzione di ceste, sedie, ecc. La scorza contiene acido salicilico, componente essenziale dell'aspirina. Con le foglie si tingeva la lana di giallo. Il nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico si riferisce al colore biancastro della pagina inferiore delle foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
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Senecio paludosus
Senecio paludosus
Il senecione di palude è una specie a distribuzione prevalentemente centroeuropea, presente in Italia settentrionale dalla Venezia Giulia alla Lombardia. E’ una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae, di grande taglia, a fiori gialli. Cresce nei cariceti e nei canneti, lungo fossi e canali e nei prati umidi, dal livello del mare ai 600 m circa.
Fiorisce da giugno a settembre.
La pianta è tossica per la presenza di alcaloidi ad azione lenta ma molto dannosa per il fegato e cancerogena, che possono anche passare al miele ed al latte. Il nome generico sembra riferirsi a San Giacomo, quello specifico allude all'habitat.
Recenti studi filogenetici molecolari hanno comportato il trasferimento dal genere Senecio, al “vecchio” genere Jacobaea, nome coniato da Miller nel 1754 nel “The Gardeners Dictionary”.
Nel territorio veneto è presente in diverse stazioni, fra cui il Parco Naturale Regionale del fiume Sile, le rive dell’Adige nei pressi della foce, la palude del Busatello e le aree pianeggianti perieuganee.
Entità protetta a livello nazionale, nella Lista Rossa del Veneto le viene attribuito un livello di rischio “EN”, cioè minacciata di estinzione.
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Myrtus communis
Il mirto, presente allo stato spontaneo nella macchia mediterranea, è spesso coltivato come pianta ornamentale in parchi e giardini, da cui a volte sfugge soprattutto nell'Italia mediterranea. Il nome generico deriva da ‘mýrtos’, quello greco della pianta, e questo forse deriva da ‘mýro’ (io stillo); è legato a quello di Myrsine, leggendaria fanciulla greca uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Elettaria cardamomum
Il “cardamomo verde”, o “vero cardamomo”, è specie nativa dell’India meridionale dove, per il suo aroma pungente, trova largo impiego in cucina nella preparazione di piatti dolci e salati oltre che per bevande tipiche (caffè alla turca, tè iraniano). E’ una specie perenne a rizoma legnoso da cui si dipartono lunghe foglie lanceolate e una spiga di grandi fiori violetti o, più raramente, bianchi che producono frutti a capsula contenenti parecchi semi scuri. La spezia è data da questi ultimi che vengono impiegati freschi poiché all’aria perdono rapidamente il loro aroma. A scopo terapeutico, i semi di cardamomo si sono dimostrati efficaci in caso di disturbi gastrointestinali e come antisettico. La pianta, nota anche agli antichi Greci e Romani, occupa il terzo posto tra le spezie più care al mondo.
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Filipendula ulmaria
L’olmaria comune è una specie a vasta distribuzione eurosiberiana presente in tutte le regioni dell’Italia continentale (dubitativamente in Umbria). Cresce in prati umidi, fossati, ruscelletti, paludi e boschi ripariali, dal livello del mare alla fascia montana. Assieme al salice, è considerata l''aspirina vegetale': l'acido salicilico fu scoperto nel 1839 nei fiori di una Filipendula, a quel tempo inclusa nel genere Spiraea, per cui fu chiamato 'acido spirico'; nel 1859 il chimico tedesco Hoffmann acetilò l'acido salicilico, ottenendo l'acido acetilsalicilico o acido acetilspirico, da cui la Bayer coniò il termine 'aspirina'. Con i fiori si aromatizzano i vini dolci, che assumono sapore di moscato; le foglie tingono in bruno e in nero; dalle gemme si estrae un olio usato in profumeria. Il nome generico deriva dal latino 'filum' (filo) e 'pendulum' (pendulo), per gli ingrossamenti tuberiformi che pendono dalle radici di alcune specie; il nome specifico si riferisce alla somiglianza dei segmenti fogliari con le foglie dell'olmo. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Daucus carota
La carota selvatica, originaria dalla parte meridionale dell'Eurasia ma oggi diffusa nelle zone temperate di tutto il mondo, è presente con diverse sottospecie in tutte le regioni d’Italia. Cresce sia negli aspetti più aridi dei prati da sfalcio che in vegetazioni ruderali presso gli abitati, nelle discariche, nelle cave, lungo le vie, su suoli non molto profondi ma ricchi in basi e composti azotati, a volte anche subsalsi, dal livello del mare a 1.400 metri circa. La radice era conosciuta sin dall'antichità e Plinio la cita per le proprietà cicatrizzanti, diuretiche e digestive; le carote 'antiche' erano però sottili e nodose, con gusto acre e polpa biancastra 'dura come pietra', in quanto la selezione delle carote coltivate oggi iniziò nel XVI secolo. Il nome generico deriva dal greco dal greco 'daio' (bruciare, riscaldare) forse per le presunte proprietà riscaldanti della pianta; il nome specifico era già in uso presso gli antichi Greci. Forma biologica: emicriptofita bienne (terofita scaposa). Periodo di fioritura: aprile-ottobre.