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Find out moreThe new restoration project involve the central fountain, the fountains of the quarters, of Theophrastus and of the Four Seasons
Find out moreSpecie botaniche
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Cordyline australis
L'albero-cavolo, come viene chiamato nell’area di origine, è la più alta delle cinque specie di Cordyline native della Nuova Zelanda. La specie è diffusa da Capo Nord alla parte meridionale della South Island, dove diventa sempre meno comune, raggiungendo il limite meridionale a Sandy Point vicino Oreti Beach. In natura si comporta da specie pioniera che necessita di spazi aperti. L'albero era ben noto ai maori prima della sua descrizione scientifica: ogni tribù aveva nomi diversi per l'albero a seconda degli usi locali; il più usato, ‘Ti Kouka’, si riferisce all'uso delle giovani foglie come cibo. I fusti e rizomi carnosi di sono ricchi di zuccheri naturali e venivano cotti al vapore per produrre un alimento ricco di carboidrati utilizzato anche per dolcificare altri alimenti. Il ciuffo apicale di foglie giovani, simile a un cuore di carciofo, è commestibile da cotto. Una fibra dura e resistente alla salsedine viene ottenuta dalle foglie è stato estratto dalle foglie. La specie, introdotta in Gran Bretagna nel 1823, è oggi ampiamente usata a scopo ornamentale nelle parti più calde d’Europa, con diverse cultivar che differiscono soprattutto nella colorazione delle foglie. Il nome generico deriva dal greco ‘kordyle (clava), in riferimento alle parti ipogee ingrossate, quello specifico si riferisce alla provenienza dall’emisfero australe. Forma biologica: fanerofita scaposa. Syn.: Dracaena australis G. Forst.
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Hydrocharis morsus-ranae
Hydrocharis morsus-ranae
Il morso di rana è una specie a vasta distribuzione eurasiatico-temperata presente in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale. La distribuzione regionale è limitata alla parte più vicina alla costa della bassa pianura friulana e alle aree umide presso Monfalcone, con alcune segnalazioni storiche più a nord, non confermate in tempi recenti (la specie è in regresso a causa dell’eutrofizzazione). Cresce in acque calme, fossi e paludi con acque stagnanti meso-eutrofiche, non o poco inquinate, dal livello del mare a circa 500 m. Il nome generico deriva dal greco 'hydor' (acqua) e 'charis' (gioia, ornamento), quello specifico probabilmente si riferisce alla credenza che le rane si nutrissero di tale pianta. Forma biologica: idrofita radicante. Periodo di fioritura: luglio-settembre.
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Apium graveolens
Il sedano è una specie di origine incerta: forme selvatiche si trovano in zone paludose dell’Europa meridionale e dell'Asia occidentale, in particolare nella porzione orientale dell’area mediterranea; da queste è iniziata la coltivazione sin da tempi molto antichi. Foglie e infiorescenze di sedano erano parte delle ghirlande rinvenute nella tomba del faraone Tutankhamon (morto nel 1323 a.C.) e frutti risalenti al VII secolo a.C. sono stati recuperati a Samos. In entrambi i luoghi il sedano è spontaneo, per cui è difficile stabilire se questi resti rappresentino forme selvatiche o coltivate. Nell'Iliade, i cavalli dei mirmidoni pascolano sul sedano selvatico che cresce nelle paludi di Troia e nell'Odissea si parla di prati di sedano che circondano la grotta di Calipso. Nella Grecia classica il sedano era associato alle divinità ctonie, e foglie di sedano venivano utilizzate come ghirlande per i morti. Oggi il sedano è coltivato in tutto il mondo. In Italia vi sono sia popolazioni naturali, soprattutto al centro-sud, che popolazioni in cui la specie appare allo stato subspontaneo sfuggendo dalla coltivazione, soprattutto in ambienti piuttosto caldi e umidi vicino agli abitati. La coltivazione millenaria ha portato allo sviluppo di diverse cultivar, tra cui il sedano da coste (var. dulce) di cui si utilizzano i piccioli, il sedano-rapa (var. rapaceum) di cui si utilizza la radice e diverse varietà di sedano da foglie. Alla pianta vengono attribuite proprietà aperitive, digestive, diuretiche e carminative. Il nome generico è quello usato dai Romani per il sedano, il nome specifico deriva dal latino da ‘grávis’ (grave) e ‘óleo’ (io esalo) e si riferisce all’intenso odore della pianta. Forma biologica: emicriptofita bienne. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Citrus limon
Il limone è probabilmente un ibrido tra l’arancio amaro (Citrus x aurantium) e il cedro (Citrus medica), uno degli agrumi più sensibili al freddo. I limoni furono introdotti in Italia meridionale verso il primo secolo d.C., al tempo dei romani, ma non vennero ampiamente coltivati se non dopo la seconda re-introduzione, dovuta agli arabi, tra il 1000 e il 1150; la prima sostanziale coltivazione di limoni al di fuori dei territori arabi iniziò a Genova verso la metà del XV secolo. Oggi in Italia la coltivazione è limitata alle aree costiere ioniche e tirreniche della Sicilia, Calabria e Campania, in numerose cultivar. Coltivato soprattutto come pianta da frutto, ha rivestito notevole importanza nell'economia locale, non solo per il commercio del frutto, ma anche per l'industria dell'acido citrico. Nel dopoguerra la produzione di citrato per via fermentativa ha soppiantato l'utilizzazione del limone, con grave danno per l'agrumicoltura. Il frutto è particolarmente ricco di vitamine. Il nome generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in latino 'citrus', per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro Magno; il nome specifico deriva probabilmente da un vocabolo di provenienza orientale, arabo o persiano ('limúm'), introdotto in Occidente dagli arabi e dai Crociati insieme alla pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: tutto l’anno.
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Tamus communis
Specie submediterranea presente in tutta Italia dalla costa alla fascia montana inferiore ove diviene più sparsa e rara. Cresce in boschi e boscaglie termofili e nei rispettivi mantelli, su suoli da poco a mediamente profondi, sia calcarei che marnoso-arenacei, abbastanza umiferi ed esposti ad una certa siccità estiva. Il nome generico fu usato da Plinio e da Columella per un vitigno selvatico. I germogli sono commestibili previa cottura ma le parti fresche sono tossiche ed i frutti molto velenosi; il contatto con le foglie può causare irritazioni della pelle. Forma biologica: geofita radicegemmata. Periodo di fioritura: aprile-luglio.
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Myrtus communis
Il mirto, presente allo stato spontaneo nella macchia mediterranea, è spesso coltivato come pianta ornamentale in parchi e giardini, da cui a volte sfugge soprattutto nell'Italia mediterranea. Il nome generico deriva da ‘mýrtos’, quello greco della pianta, e questo forse deriva da ‘mýro’ (io stillo); è legato a quello di Myrsine, leggendaria fanciulla greca uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Chamaerops humilis
La palma nana è l’unica palma spontanea in Italia. In natura cresce nella macchia mediterranea, e da noi è diffusa soprattutto lungo le coste tirreniche, mentre altrove viene spesso coltivata a scopo ornamentale. Gli esemplari dell’Orto botanico di Padova, che raggiungono dimensioni ragguardevoli, sembra siano stati piantati nel 1585 e vengono chiamati anche ‘palma di Goethe’ , in quanto furono citati dal grande scrittore tedesco nella sua importante opera dedicata alla metamorfosi delle piante. Il nome generico deriva dal greco 'khamai' (piccolo) e 'rhops' (arbusto, cespuglio), alludendo alle piccole dimensioni della pianta negli ambienti naturali; il nome specifico ha lo stesso significato. Forma biologica: fanerofita scaposa/ nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Elettaria cardamomum
Il “cardamomo verde”, o “vero cardamomo”, è specie nativa dell’India meridionale dove, per il suo aroma pungente, trova largo impiego in cucina nella preparazione di piatti dolci e salati oltre che per bevande tipiche (caffè alla turca, tè iraniano). E’ una specie perenne a rizoma legnoso da cui si dipartono lunghe foglie lanceolate e una spiga di grandi fiori violetti o, più raramente, bianchi che producono frutti a capsula contenenti parecchi semi scuri. La spezia è data da questi ultimi che vengono impiegati freschi poiché all’aria perdono rapidamente il loro aroma. A scopo terapeutico, i semi di cardamomo si sono dimostrati efficaci in caso di disturbi gastrointestinali e come antisettico. La pianta, nota anche agli antichi Greci e Romani, occupa il terzo posto tra le spezie più care al mondo.
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Jovibarba globifera
Nel 2008 fu descritta una nuova sottospecie di Jovibarba globifera (L.) Parnell, endemica della Val Lagarina (Veneto e Trentino-Alto Adige), che fu denominata appunto “lagariniana”. Essa si differenzia dal punto di vista morfologico ed ecologico dalle altre sottospecie. E’ una pianta succulenta con una rosetta di foglie basali patenti di colore glauco e non verdi (come le altre sottospecie), con fiori dai petali chiari ghiandolosi e con i sepali rivestiti all’esterno da fitti peli ghiandolari anziché ciglia.
Entità spiccatamente basifila e marcatamente xerofila, predilige le rocce e le scogliere calcaree a quote comprese tra 700 e 1200 m s.l.m., ma in Lessinia scende anche a quote inferiori.
E’ un endemismo del Veneto e del Trentino-Alto Adige localizzato sul Monte Baldo e sui Monti Lessini. Questo territorio fu un’importante area di rifugio per le specie calcicole durante l’ultima glaciazione: il microclima delle scogliere calcaree verticali della Val Lagarina garantì la sopravvivenza di entità spiccatamente xeriche durante le alterne fasi di avanzamento e ritirata dei ghiacciai, dalle quali probabilmente presero origine endemismi con particolari esigenze ecologiche.
Nella Lista Rossa del Veneto è classificata come “NT”, quasi a rischio di estinzione.
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Hedera helix
L'edera è una liana a distribuzione mediterraneo-atlantica comune in tutte le regioni d’Italia. Cresce in boschi e siepi, su muri, rocce ed alberi, di cui raggiunge la chioma in siti umidi, formando intrichi con Clematis vitalba e altre liane, dal livello del mare sino alle faggete termofile della fascia montana inferiore. Mostra marcata eterofillia, cioè la forma delle foglie dei rami vegetativi è molto diversa da quella delle foglie dei rami fioriferi. È comunemente coltivata come pianta ornamentale, come tappezzante di terreni molto ombreggiati e per ricoprire muri o pergolati. Ne esistono numerosissimi ibridi e cultivar che differiscono per forma, dimensioni e colore delle foglie (frequenti sono quelli a foglie variegate). La pianta è tossica se ingerita (saponine triterpeniche e alcaloidi) e il contatto con le foglie può originare reazioni fotoallergiche. Il nome generico è assonante con 'hadaéreo' (io aderisco); quello specifico in greco significa 'attorcigliamento', alludendo al modo che ha la pianta di attorcigliarsi 'ad elica' ai supporti. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: settembre-ottobre.
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Lantana camara
La lantana è una specie nativa dell’America centrale e meridionale, introdotta in altre parti del mondo come pianta ornamentale e divenuta infestante in molte aree tropicali come in India e in Australia; per questo motivo è stata inserita nell' elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo. Da noi viene frequentemente coltivata in parchi e giardini per le vistose e durature fioriture. Nelle aree d’origine i frutti sono utilizzati per produrre un inchiostro e i rami per costruire scope. Il nome generico, da noi usato anche per una specie di Viburnum deriva dal latino ‘lénto’ (io piego, faccio incurvare), in riferimento ai rami spesso incurvati; il nome specifico deriva dal greco dal greco ‘kamara’ (volta, cupola), probabilmente per la forma dell’infiorescenza. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-settembre.
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Juncus effusus
Il giunco comune è una specie a vastissima distribuzione subcosmopolita presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce nelle paludi, lungo le sponde di fiumi e laghi, nei prati umidi, dal livello del mare a 1.700 metri circa. Il nome generico, dal latino 'iúngere' (congiungere, legare), allude all'antico uso di intrecciare fusti e foglie dei giunchi per creare diversi oggetti; il nome specifico in latino significa 'sparso intorno, diffuso qua e là'. Forma biologica: emicriptofita cespitosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.