Il paesaggio lento nell'edizione 2021 del Corso del Gruppo Giardino Storico. Dal 21 gennaio al 27 maggio
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L'Orto botanico sarà chiuso al pubblico a partire da giovedì 5 novembre.
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Un dialogo tra Mario Brunello e Telmo Pievani. Online da domenica 13 dicembre
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Un video tratto dalla coreografia di Beatrice Bresolin, in collaborazione con Operaestate Festival. Online da domenica 6 dicembre
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Due appuntamenti digitali nella Giornata nazionale degli alberi. Online da sabato 21 novembre
Scopri di piùSpecie botaniche
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Allium ampeloprasum
Il porraccio è una pianta a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige (avventizia in Sardegna). Cresce nei vigneti su antichi terrazzamenti e presso gli abitati, su suoli argillosi abbastanza profondi, ma anche su vecchi muri in pietra, in incolti aridi, ai bordi dei campi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Le cellule intatte di tutti gli Allium contengono alliina, un amminoacido inodore che per azione dell'enzima alliinasi, liberantesi con la rottura del bulbo, si trasforma in allicina, composto fortemente odoroso; tutte le specie di Allium possiedono diverse proprietà medicinali; bulbi e foglie sono commestibili. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi; il nome specifico deriva dal greco 'ampelos' (vite) e 'prason' (porro). Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Castanea sativa
Il castagno è un albero originario dall’Europa sudorientale e dall’Asia occidentale, forse introdotto con il noce in epoca preromana, presente in tutte le regioni d’Italia. È uno dei principali costituenti dei boschi collinari, fra 200 e 800 metri circa; cresce su suoli profondi più o meno acidi, quindi su substrati marnoso-arenacei, raramente su terra rossa. Il castagno è molto longevo, potendo raggiungere i 500 anni di età; per alcuni individui è stata stimata un'età di 1.000 anni; in Italia, sulle pendici dell'Etna, l'esemplare detto 'dei cento cavalli' avrebbe un'età di 4.000 anni. Il castagno ha avuto grande importanza per molti secoli come alimento primario per le popolazioni contadine delle regioni montane, diventando 'l'albero del pane'. Le castagne, ricche di amido e zuccheri, venivano consumate fresche, secche o ridotte in farina. Oggi sono molto richieste le varietà di grandi dimensioni, dette 'marroni', usate per la preparazione di marmellate e dei 'marrons glacés'. Il legname è apprezzato a causa dell’elasticità e compattezza per paleria, falegnameria, mobili, travi, botti, ecc. e a volte è usato per la produzione di cellulosa al solfato. Legno e corteccia venivano usati per la concia delle pelli, a causa dell'elevato contenuto in tannini. Da alcuni anni è attaccato dal cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina, contro cui si sta effettuando, in tutta Italia, la lotta biologica con un suo antagonista, il Torimus sinensis, proveniente dalle stesse regioni di origine, che depone le proprie uova nelle larve del primo, uccidendole. Il nome generico deriva dal greco ‘kástanon’ (castagna), da ‘Kastanáia’, un villaggio della Tessaglia; il nome specifico significa ‘coltivato’. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio.
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Tradescantia fluminensis
La tradescanzia sudamericana è una specie originaria dell’America meridionale, da noi presente come infestante, inizialmente nelle colture di agrumi in Sicilia, poi anche altrove, oggi nota per diverse regioni italiane, ma più comune al meridione e lungo il versante tirrenico. Le forme che appaiono in via di espansione nel nostro Paese derivano spesso da ibridi coltivati a scopo ornamentale e sfuggiti alla coltivazione, che spesso differiscono dalle forme spontanee presenti in Sudamerica. Cresce in ambienti urbani disturbati, su suoli piuttosto freschi, al di sotto della fascia montana. Il genere è dedicato a John Tradescant il giovane (1608-1662), giardiniere di corte di Carlo I d'Inghilterra poi trasferitosi in Virginia; il nome specifico significa ‘dei fiumi’ e allude all’ecologia della pianta. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: agosto-settembre.
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Cannabis sativa
La canapa è una pianta annua di origine centroasiatica coltivata da millenni per l'ottima fibra tessile, i semi oleosi e i ben noti principi psicoattivi. Per quanto la coltura sia in forte declino, in Italia è ancora presente come avventizia in quasi tutte le regioni, compreso il Friuli-Venezia Giulia. Prove dell'utilizzo della cannabis si hanno fin dai tempi del Neolitico, testimoniate dal ritrovamento di alcuni semi fossilizzati in una grotta in Romania; il più antico manufatto è un pezzo di stoffa di canapa risalente all'8000 a.C. La produzione commerciale di canapa in occidente prese vigore nel XVIII secolo a causa della espansione coloniale e navale che richiedeva grandi quantità di canapa per la produzione di corde, vele e stoppa. La fibra tessile di canapa viene ottenuta dal floema dei fusti; le fibre, tuttora largamente utilizzate dagli idraulici come guarnizione, vengono usate per la produzione di tessili e corde e per centinaia di anni, fino alla seconda metà del Novecento, furono la materia prima principale per la produzione di carta. La coltura della canapa per usi tessili ha una antica tradizione in Italia, legata soprattutto all'espandersi delle Repubbliche marinare, così come la tradizione di utilizzarla per telerie ad uso domestico: le tovaglie di canapa in Romagna decorate con stampi di rame nei due classici colori ruggine e verde sono prodotte ancor oggi. I semi (ricchi di acidi linoleici, vitamine e amminoacidi essenziali) sono usati come mangime per gli uccelli e per la spremitura di un olio utilizzato anche come combustibile. I fiori (e in misura minore le foglie, i fusti e i semi) contengono cannabinoidi psicoattivi che vengono consumati per scopi ricreativi, medicinali e spirituali. La concentrazione delle sostanze psicoattive è molto variabile tra i diversi cultivar, variamente trattati a livello tassonomico come specie distinte, varietà o sottospecie. Fumatori di cannabis dell'antichità furono popolazioni hindu di India e Nepal e gli Hashashin, presenti in Siria, dai quali prese il nome l'Hashish. La cannabis fu anche utilizzata dagli assiri, che ne appresero le proprietà psicoattive dagli arii la fecero conoscere anche a sciti e traci, che cominciarono a farne uso anche durante i loro riti religiosi. Alcune fonti ne hanno fatto risalire l'uso in Grecia già nell'800 a.C. Nell'Europa centrale, ancor prima dell'espansione dell'impero romano, la cannabis era già coltivata e usata nelle isole britanniche dalle tribù dei celti e dei pitti (III-IV sec. a.C.). Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia menziona le proprietà terapeutiche dell'erba. Nel Medioevo l'uso proseguì lecitamente sino al 1484 quando una bolla papale ne vietò l'uso ai fedeli. Il nome generico è quello usato dagli antichi romani, il nome specifico in latino significa ‘coltivata’. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Livistona chinensis
La palma a ventaglio cinese è originaria del Giappone meridionale, Taiwan e altre isole circostanti. Viene sia pur raramente coltivata a scopo ornamentale nelle parti più calde d’Italia. Pianta robusta a lenta crescita, da giovane viene anche usata come pianta da interni. Nelle aree di origine, le foglie sono spesso utilizzate per ricavarne cappelli e ventagli, i fusti sono impiegati nelle costruzioni di abitazioni e, opportunamente scavati, sono utilizzati come tubi. Il genere è dedicato a Patrick Murray, barone di Livingston (1632-1671), fondatore dell'Orto Botanico di Edimburgo; il nome specifico si riferisce alla Cina, una delle aree di origine. Syn.: Latania borbonica hort.
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Saponaria officinalis
La saponaria comune è una specie a vasta distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le regioni d’Italia. Originariamente legata ai greti torrentizi delle pianure si è poi trasferita in ambienti ruderali come margini stradali, discariche, marciapiedi etc., su suoli ghiaioso-sabbiosi più o meno calcarei, da neutri a subacidi, piuttosto ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana. La pianta contiene saponine, soprattutto nelle radici, ed è tossica se consumata in grandi quantità; un tempo veniva usata per lavare la lana. Il nome generico si riferisce all’alta concentrazione di saponine, il nome specifico deriva dal latino 'officina' (officina, farmacia) in riferimento all’uso a scopo medicinale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Citrus limon
Il limone è probabilmente un ibrido tra l’arancio amaro (Citrus x aurantium) e il cedro (Citrus medica), uno degli agrumi più sensibili al freddo. I limoni furono introdotti in Italia meridionale verso il primo secolo d.C., al tempo dei romani, ma non vennero ampiamente coltivati se non dopo la seconda re-introduzione, dovuta agli arabi, tra il 1000 e il 1150; la prima sostanziale coltivazione di limoni al di fuori dei territori arabi iniziò a Genova verso la metà del XV secolo. Oggi in Italia la coltivazione è limitata alle aree costiere ioniche e tirreniche della Sicilia, Calabria e Campania, in numerose cultivar. Coltivato soprattutto come pianta da frutto, ha rivestito notevole importanza nell'economia locale, non solo per il commercio del frutto, ma anche per l'industria dell'acido citrico. Nel dopoguerra la produzione di citrato per via fermentativa ha soppiantato l'utilizzazione del limone, con grave danno per l'agrumicoltura. Il frutto è particolarmente ricco di vitamine. Il nome generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in latino 'citrus', per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro Magno; il nome specifico deriva probabilmente da un vocabolo di provenienza orientale, arabo o persiano ('limúm'), introdotto in Occidente dagli arabi e dai Crociati insieme alla pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: tutto l’anno.
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Foeniculum vulgare
Il finocchio è una specie a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce in vegetazioni ruderali presso gli abitati, lungo le strade, in discariche etc., su suoli abbastanza profondi e ricchi in composti azotati, al di sotto della fascia montana inferiore. È frequentemente coltivato sia per le guaine fogliari commestibili che per i frutti fortemente aromatici. Il nome generico era già in uso presso i Romani, il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Prunus armeniaca
L'albicocco, originario dell'Asia centrale, è coltivato in Cina da più di 4.000 anni; venne diffuso quindi alla Persia e Armenia e poi importato durante l'Impero Romano in Grecia ed Italia. Viene coltivato come pianta da frutto in tutta Italia, dal livello del mare ai 1.000 metri circa, ed è segnalato come specie avventizia in molte regioni d’Italia. I frutti possono essere consumati freschi o secchi e utilizzati per fare marmellate e succhi di frutta. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’); quello specifico si riferisce al fatto che Dioscoride lo riteneva originario dall'Armenia. Il nome comune sembra derivare dal latino 'praecoquus' (primaticcio). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo (in Sicilia anche gennaio)-maggio.
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Corylus avellana
Il nocciolo è un arbusto deciduo a distribuzione europea con tendenza subatlantico-submediterranea, presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce nelle radure e nei mantelli di boschi di latifoglie decidue, su suoli limoso-argillosi profondi, freschi, umiferi, ricchi in basi e composti azotati, dalla fascia submediterranea a quella montana. Le qualità alimentari della nocciola sono note fin dall'antichità: sono un alimento energetico di grande valore e una preziosa fonte di vitamine e minerali. L'industria dolciaria utilizza la farina di nocciole per la produzione di nocciolati, torroni e pasta di gianduia (creata quando Napoleone bloccò l'importazione delle spezie e si verificò una penuria di cacao). L'alta capacità pollonifera ha favorito la coltivazione del nocciolo come pianta ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo combustibile, è utilizzato anche per palerie. Il nome generico deriva dal greco 'koris' (elmo), e si riferisce alla forma dell'involucro erbaceo che ricopre la nocciola; il nome specifico deriva da Avella, un centro campano nella provincia di Avellino, noto sin dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Taxus baccata
Il tasso è un relitto dell'epoca Terziaria, ancor oggi diffuso allo stato spontaneo in tutte le regioni d’Italia, ma solitamente raro in natura (è più frequente come pianta ornamentale in parchi e giardini); solo in poche regioni esistono ancora boschi dominati dal tasso, per esempio in Sardegna, ove mancando il faggio il tasso si associava con l'agrifoglio nelle foreste montane più umide. Tutta la pianta, compresi i semi, è molto velenosa (salvo l'arillo carnoso che circonda il seme che ha sapore dolce ed è commestibile) per la presenza dell'alcaloide tassina; da qui il nome volgare 'albero della morte'. È un albero molto apprezzato dal punto di vista ornamentale, anche per la costruzione di siepi, poiché sopporta bene le potature e resiste all'inquinamento. Ha legno duro, pesante e omogeneo e può vivere fino a 2.000 anni. Il nome generico deriva dal greco 'taxos', con significato di arco, per il fatto che il legno si prestava alla fabbricazione di archi; il nome specifico si riferisce agli arilli rossi simili a bacche. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Helianthus annuus
Il girasole è una pianta originaria delle parti più calde dell'America settentrionale, oggi ampiamente coltivata e presente come avventizia in tutte le regioni d’Italia, salvo forse che in Valle d'Aosta. Appare a volte allo stato subspontaneo in vegetazioni ruderali su suoli ricchi in composti azotati, con scarsa tendenza a spontaneizzarsi, dal livello del mare a 1.500 metri circa. Il girasole era coltivato dagli indigeni americani 3.000 anni prima della sua introduzione in Europa: gli Incas conoscevano le proprietà nutritive dei semi e ricavavano fibre dal fusto e dalle foglie. Dai semi si produce un olio adatto all'alimentazione umana e dal residuo della spremitura si ricava un panello ricco di proteine che viene impiegato in zootecnia. I semi tostati sono commestibili e vengono anche impiegati come mangime per roditori e uccelli. L' eliotropismo che caratterizza il girasole è già presente nei boccioli, che seguono il percorso del sole da est a ovest, per orientarsi nuovamente a est quando si fa sera. Il nome generico deriva dal greco 'helios' (sole) ed 'anthos' (fiore), e significa quindi 'fiore del sole'; il nome specifico si riferisce al ciclo vitale annuale. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.